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Primo premio

Hatra, in memoriam


Flavia Franceschini

Terracotta, tarlatana, legno, gesso, acrilici
Cm 65 x 65 x 30

Quest’opera polimaterica è dedicata ad Hatra, una delle antichissime città nel deserto iracheno che hanno subito, nel 2015, le devastazioni degli jihadisti. Un enigmatico ed affascinante volto femminile, mostrato allora dai media mentre veniva frantumato a colpi di piccone, aveva mosso, nell’autrice, il desiderio di mantenerne viva la presenza almeno nella memoria. Grazie alle immagini viste in rete, Flavia ha quindi prima ricreato quel volto con la creta, poi dalla terracotta ha ricavato un calco di tarlatana, impregnata di colle: un velo quasi trasparente con le stesse sembianze, che voleva alludere, con emozione, alla sua rinascita, incorporea ma presente e viva. Dopo diversi anni quel desiderio di riscatto si è avverato: una missione internazionale di archeologi ha ricomposto dai frammenti quella mensola antropomorfa, per poi riposizionarla sulla parete di un grande tempio di Hatra. Un omaggio di rispetto e d’amore che ha fatto incontrare la scultrice e gli artefici di questo restauro ed ha così incredibilmente congiunto un sogno, partito da Ferrara, alla realtà, nella lontanissima terra dell’antica Mesopotamia.


Motivazione

È la memoria il fil rouge che motiva l’opera di Flavia Franceschini. Una memoria come evocazione e rinascita, per contrastare l’ottusa furia distruggitrice dell’uomo. L’artista, manipolando nel modo più tradizionale la creta, ha riproposto una mensola tratta dalle vestige di Hatra ed il volto che da essa sporgeva. Un volto che Franceschini ha sdoppiato riproponendone le sembianze su una materia effimera come la tarlatana, in un gioco che parla di presenza e assenza come duplice scarto della vita.

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