Si tratta di una rivisitazione del celebre dipinto "Proverbi fiamminghi" di Pieter Bruegel il Vecchio. "La caduta dei proverbi" ‘fotografa’ il medesimo spazio, che nel quadro di Bruegel era sovraffollato di personaggi, all'incirca 500 anni dopo. Tutte le figure umane che, con le loro azioni, descrivevano una serie di proverbi delle terre del nord Europa, sono scomparse e il paesaggio risulta in totale abbandono. Si sono accumulate, nel corso dei secoli, innumerevoli testimonianze del passaggio di diverse generazioni: la locomotiva del XVIII secolo, l'automobile degli anni '70 del secolo scorso, una piantana e un peschereccio contemporanei e tanti altri oggetti o relitti. La casa in primo piano ha subito il crollo del tetto e tutto lo scenario risulta deteriorato.L'indagine si è concentrata sul valore che hanno oggi i "proverbi" intesi come "saggezza antica", in un mondo come il nostro molto propenso a farsi trascinare dalle nuove tecnologie e a mettere spesso da parte costumi e tradizioni di una volta. Si tratta di capire se questo produca davvero un beneficio per l'uomo o se invece non si prospetti uno scenario alienato, come quello di questo spazio, una volta ricco di riferimenti e oggi invece così desolato.L'opera, sviluppata nel corso di un anno di lavoro su carta tinta con caffè, è eseguita interamente con diverse penne ad inchiostro pigmentato e si inserisce in un ciclo più ampio dedicato a Bruegel, nelle cui opere il paesaggio non è mai un elemento secondario o di corredo, ma assume il ruolo di protagonista, esattamente come i personaggi principali posti in primo piano.
Quello di Marcello Carrà è un lavoro che da anni si segnala per il sapiente uso della biro che egli adopera per costruire racconti fantastici ai limiti di una dimensione surreale. Come un moderno Escher, l’artista rompe ogni griglia prospettica, aprendo a mondi dove lo sguardo si perde, catturato negli ‘anfratti’ di un’impossibile architettura della memoria che tiene insieme il passato e il presente, la caducità e l’essenza del reale.